24.03.2010 – Vorrei ripercorrere con i lettori del mio sito alcuni dettagli tecnici del Mercato Obbligazionario dei Paesi emergenti— tutti aspetti importantissimi per chi vuole ricercare opportunità di guadagno in una tipologia di investimento che ha sempre consegnato grandi rendimenti con rischi misurati (per chi come noi, non ha abboccato a tranelli quali quelli delle obbligazioni argentine)
Diversamente da quanto accade per i mercati azionari dei Paesi emergenti, per i quali l’Asia rappresenta la percentuale più elevate del benchmark, nel caso dei mercati obbligazionari emergenti a farla da padrone è l’America Latina, che costituisce il 46% dell’indice. A seguire troviamo i Paesi europei emergenti con il 28% e infine l’Asia con il 20%.
Nel complesso si tratta di Paesi che negli ultimi anni hanno notevolmente migliorato la salute dei propri sistemi finanziari, intraprendendo una serie di riforme di politica economica di tipo strutturale, finalizzate ad una più oculata gestione della finanza pubblica e all’aumento dell’autonomia delle rispettive banche centrali. Inoltre, un dollaro statunitense debole ha consentito a questi Stati di rimborsare a prezzi più contenuti il debito contratto in tale divisa, magari rifinanziandolo con emissioni in valuta locale, e il contesto di bassi tassi d’interesse causati dalla crisi finanziaria globale del 2008 permette loro di emettere nuovo debito a prezzi più contenuti.
Va anche evidenziato che i Paesi emergenti sono stati meno colpiti dalla crisi finanziaria, grazie ad un rapporto debito/PIL molto più basso rispetto alle controparti sviluppate, un più alto tasso di risparmio privato, e in generale una migliore situazione in termini di liquidità, anche grazie alle ingenti riserve che hanno potuto realizzare in corrispondenza del rialzo dei prezzi delle materie prime.
Tutti questi fattori rendono verosimile che l’indice rappresentativo delle emissioni obbligazionarie energenti (JP Morgan Emerging Markets Bond Global), attualmente con rating Ba1/BB+, possa ottenere nel corso del 2010 la valutazione di investment grade (BBB-).
In termini di profilo rischio-rendimento, negli ultimi 10 anni i mercati obbligazionari emergenti hanno avuto una performance in linea con quella dei mercati azionari emergenti ma con una volatilità del 40% circa in meno. Ciò è stato reso possibile dai proventi da interessi sui titoli in portafoglio, che hanno consentito di smussare nel tempo la variabilità dei rendimenti.
Le opportunità presenti in questi mercati non devono tuttavia nascondere alcuni rischi che permangono. Tra questi, il rischio valutario nel caso le obbligazioni fossero emesse in valuta locale, il possibile flight to quality se le paure legate alla ripresa globale dovessero avere il sopravvento e la maggiore dispersione nella performance tra emissioni di Paesi emergenti diversi.
Questo mercato si presta più di altri ad essere approcciato con strumenti di diversificazione e selezione come i fondi e sicav a gestione attiva. Scegliere un prodotto non è cosa semplice e richiede il possesso di strumenti di selezione non accessibili al pubblico dei risparmiatori ma solo a professionisti del risparmio. Inoltre se allo strumento di analisi delle performance associamo una conoscenza della storia dei Gestori del Fondo, i rischi di incorrere in scelte sbagliate si abbassano ulteriormente.
Occorre altresì ricordare che la performance non è sempre rappresentativa di una buona gestione del fondo anzi, in alcuni casi, può evidenziare una maggiore spregiudicatezza del gestore e maggiori rischi per il risparmiatore. Per questo la conoscenza della politica di gestione consente di fare scelte consapevoli, a volte può convenire scegliere un gestore meno performance (che rende meno) ma che ha una strategia di gestione più prudente che può essere più vicina ai desiderata del risparmiatore.