Per quanto riguarda il primo punto, ossia i fondamentali del settore aurifero, va considerato che la produzione mondiale di oro ha raggiunto il picco nel 2001 e da allora è stagnante.
Sebbene nel corso del 2009 le miniere, nel loro complesso, abbiamo messo sul mercato circa un 7% di nuova produzione, il 2008 è stato l’anno in cui l’attività delle stesse è stata la più bassa dal 1996 e quanto detto si è verificato nonostante il prezzo dell’oro sia salito dai 250 $ ad oncia del 2001 ai 1.300 $ di oggi. Sebbene si rilevino alcuni miglioramenti, l’incremento della produzione a cui si è assistito nel 2009 non è sostenibile poiché molte miniere stanno ormai avvicinandosi al punto di esaurimento e la densità di oro estratta sta scendendo.
Alcuni gestori stimano che il prezzo di produzione per oncia sia pari a circa 900 $ per oncia. Per quanto riguarda la domanda di oro, si devono registrare sensibili aumenti sia in Cina sia in India, soprattutto per quanto riguarda il settore della gioielleria. Tale fenomeno va messo in relazione alla progressiva affermazione della classe media ed il conseguente aumento del reddito disponibile in questi paesi.
Va inoltre segnalato che esiste attualmente una forte componente stagionale a sostegno del prezzo dell’oro. Stiamo infatti entrando in un periodo in cui la domanda da parte del settore della gioielleria è particolarmente forte in virtù della cd “wedding season” in India e della ricorrenza di Diwali, una delle principali feste induiste, che si festeggia nel mese di ottobre e novembre. Il secondo elemento da considerare per spiegare il rialzo del prezzo dell’oro è l’attività delle banche centrali. Dopo circa un decennio di continue vendite di oro da parte degli istituti occidentali, soprattutto quelli europei, si assiste ad un’inversione di tendenza.
Dal 2009 infatti si è passato da vendite nette ad acquisti netti. Quanto detto assume maggiore importanza perché si verifica nel momento in cui le banche centrali dei paesi emergenti hanno favorito un processo di diversificazione delle riserve valutarie, che ha avuto come conseguenza la vendita di dollari e l’acquisto di oro. Si citano ad esempio gli acquisti dell’India (200 tonnellate dal FMI), della Russia, dell’Arabia Saudita, di Mauritius e di Sri Lanka.
L’oro sta diventando un asset di riserva molto importante, alternativo alle principali valute internazionali, in un momento in cui il ruolo del dollaro USA quale principale valuta di riserva internazionale sta venendo meno.
In base ad un report del World Gold Council, pubblicato lo scorso 25 agosto, la domanda di oro per finalità di investimento è salita nel secondo trimestre a 534 tonnellate, il secondo maggior risultato di sempre, che corrisponde ad un incremento pari al 118% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Poiché permangono timori sulla stabilità della ripresa economica globale, gli investitori continueranno a considerare l’oro per la sua funzione di bene rifugio e di valuta di riserva alternativa (anche in considerazione dell’elevata volatilità registrata sul mercato valutario). Per quanto riguarda i fondamentali, permangono condizioni in cui la dinamica dell’offerta è debole rispetto a quella della domanda, con la produzione delle miniere in declino dal 2001.
Le banche centrali sono oggi attori importanti del mercato aurifero e, come evidenziato dal World Gold Council Report, negli ultimi cinque mesi sono state acquirenti nette di oro.
Con l’oro saldamente sopra 1200 dollari USA per oncia un numero sempre maggiore di aziende dispone delle necessarie fonti di autofinanziamento per puntare alla crescita ed aumentare i pay-out per gli azionisti.
N.B prima di ogni investimento si consiglia di consultare un Promotore finanziario in grado di valutare la situazione finanziaria e misurare la propensione al rischio, consigliando in questo modo prodotti e servizi d’investimento adeguati ed appropriati.