La Geopolitica influenza gli investimenti?

Ci sono fasi economiche nelle quali la Geopolitica, rispetto agli altri fattori, influenza particolarmente l’andamento delle attività finanziarie, attualmente stiamo vivendo una di queste fasi economiche. 

Al consulente finanziario è richiesto di sviluppare anche questo tipo di competenze, oltre ad interpretare le variabili fiscali monetarie e comportamentali, poiché questo consente di comprendere gli effetti sui mercati e l’analisi dei diversi scenari prospettici sui quali impostare una strategia o una tattica d’investimento.

La tensione crescente tra il blocco Asiatico/emergente (Russia, Cina e Brasile) ed il blocco occidentale (diretto dalle politiche USA), già presente prima, ma accentuata dalla Guerra Russo/Ucraina, ha generato un forte attrito e per il momento ha portato al forte indebolimento del mercato finanziario Cinese che ha perso circa il 40% dai massimi di mercato.

Il mercato finanziario Russo rispecchia lo scarso peso economico del PIL della Russia, anche se con elevate oscillazioni, l’incidenza dell’embargo ha causato pochi danni alla Russia ma ingenti danni soprattutto all’Europa (costo energetico) ed alle aziende che avevano una pesante esposizione come esportatori in Russia. Possiamo dire che è stato quasi del tutto riassorbito questo shock che aveva coinvolto anche i mercati finanziari dei paesi dell’Est che si sono ripresi alla grande. 

Lo shock energetico che ha colpito le aziende europee, conseguente all’inizio del conflitto, è stato riassorbito solo parzialmente ed ha indotto un profondo rallentamento economico soprattutto per la locomotiva d’Europa, la Germania. Solo pochi settori tech sono usciti dalla fase di rallentamento e si tratta di aziende strategiche.
Il settore finanziario ha beneficiato dell’aumento dei tassi di interesse, ma il settore industriale, commerciale ed immobiliare è ancora schiacciato da una serie di pesi; non ultimo il rischio di un allargamento del conflitto di Israele e l’improvviso blocco delle catene logistica di approvvigionamento semilavorati e vendita con l’area asiatica, conseguenza di una possibile chiusura dello stretto di Suez.

Il grande vincitore di questa fase Geopolitica è senza dubbio l’USA, vantando indipendenza energetica, essendo esportatore netto di petrolio e mantenendo al suo interno gran parte della catena del valore di produzione, i mercati finanziari USA sono sui massimi
Indici come l’S&P 500 dominano i mercati ed è aumentato enormemente il divario di ricchezza. L’andamento favorevole del mercato USA e la forte esposizione del risparmiatore americano al mercato azionario ha accentuato la crescita della ricchezza pro-capite. In Usa la ricchezza pro-capite ha superato di balzo la ricchezza di paesi notoriamente ricchi come l’Italia ma votati al risparmio Immobiliare e titoli di stato (tracollati negli ultimi anni).

C’è anche da dire che l’economia Usa è risultata ancor più vincente grazie al citato peso sulle economie europee conseguente alla guerra Russa e al successivo Embargo energetico….

Indebolite le aziende europee, le aziende USA hanno potuto contare su uno scenario commerciale con meno concorrenti. La supremazia tecnologica USA ha fatto il resto ed oggi vediamo l’America condottiera di quella che è la nuova rivoluzione industriale dell’intelligenza artificiale, rivoluzione che cambierà il volto all’economia nei prossimi 10 anni e oltre.

L’AI è il principale tema di guerra commerciale tra USA e Cina. Dopo aver ridotto le potenzialità dell’economia Europea, la CINA è il vero campo di battaglia economica degli USA. L’embargo sull’alta tecnologia (Chip AI) e gli ostacoli allo sviluppo delle aziende tech cinesi (vedi caso Xiaomi) sono la punta dell’Iceberg di un fenomeno molto più largo che passa per l’imposizione di dazi all’importazione e il cosiddetto Reshoring, ossia il rientro delle attività manufatturiere strategiche entro i confini degli USA. Un processo parziale di de-globalizzazione che è presente nel piano di entrambi i potenziali nuovi presidenti USA e che è stato reso strategico dai lock-down cinesi post Covid.
È in questo scenario che si giustificano le valutazioni molto più alte dei titoli delle aziende USA rispetto a quelle Europee e soprattutto rispetto a quelle Cinesi. Il mantenimento di un livello di tensione geopolitico avvantaggerà ancora di più l’economia USA ed indebolirà Europa e Cina
Arrivati a un certo punto, creato un vantaggio competitivo non colmabile, i cordoni verranno allentati. Si arriverà a una nuova fase di pace temporanea, con allentamento delle tensioni geopolitiche e una nuova fase di espansione dell’economia mondiale per accelerare ulteriormente la crescita USA.  
L’alternativa dei blocchi contrapposti non serve a nessuno…. Men che meno un conflitto atomico. Dobbiamo augurarci che con l’approssimarsi delle elezioni americane a Novembre si allenti un po’ la tensione e chi vince decida di dare al pianeta una nuova fase di serenità e prosperità.

Al momento una strategia d’investimento non può che contenere sia strumenti d’investimento che cavalchino la rivoluzione industriale in corso, sia uno zoccolo duro destinato a bond con cedole interessanti su scadenze appropriate. L’inserimento in portafoglio di strumenti difensivi che si possano apprezzare in caso di aumento delle tensioni geopolitiche è essenziale per conservare spazi di manovra qualora lo scenario peggiori drasticamente. 

Prima di assumere decisioni di investimento occorre rivolgersi a un consulente finanziario abilitato, iscritto ad OCF, far valutare la propria situazione finanziaria e patrimoniale, identificare obiettivi ed orizzonti temporali di investimento ed associare ad ogni portafoglio un obiettivo di rendimento ed una propensione al rischio.