18.05.2010 – Oggi lunedì 17 maggio, i ministri finanziari dei Paesi Euro iniziano a discutere della proposta di riforma del patto di stabilità e valutare le misure annunciate da Spagna e Portogallo.
Il parametro del debito, fissato nei trattati al 60%, ma di fatto in previsione per la media dell’Eurozona all’88.5% nel 2011, sarà un tema centrale. In parole povere un paese non potrà andare oltre un certo limite di indebitamento a tutela della stabilità del sistema. Il presidente della commissione UE Barroso lo scorso mercoledì ha espressamente detto che non si può avere l’unione monetaria senza avere l’unione economica e che se i governi non si sentono di perseguirla sarebbe meglio dimenticare la moneta unica.
Tra le varie proposte avanzate vi è ala punizione tramite una cauzione per paesi con debito superiore al 100% -oggi Grecia, Italia e Belgio- se il calo del debito non sarà allineato a un benchmark da definire. Un altro punto caldo è il rafforzamento di sorveglianza e coordinamento dell’unione sulle politiche di bilancio nazionali che dovrebbero essere sottoposte all’approvazione di Bruxelles nella prima parte di ogni anno e quindi fornire la guida per la preparazione delle finanziarie nazionali.
La Germania, che l’anno scorso ha incorporato nella sua costituzione una legge frenadebito che dal 2016 fissa allo 0.35% e dal 2020 a zero il massimo deficit consentito al governo federale, spinge per un comportamento analogo degli altri paesi dell’Eurozona e ha già riscosso commenti favorevoli dall’Austria.
Oltre al pacchetto che verrà discusso nella notte, un elemento di rilievo delle iniziative prese per salvare l’euro e che evidenzia un sostanziale cambiamento di atteggiamento, è la manovra della BCE che, abbandonando l’impostazione finora avuta, si è (forzatamente) dichiarata pronta ad intervenire sul mercato comprando titoli (quantitative easing) e tollerando una possibile maggior inflazione che contribuirebbe a calmierare le pressioni del debito e le differenze tra nord e sud Europa. Sia che la BCE monetizzi il debito pubblico stampando nuova moneta, sia che, come dichiarato anche per cercare di evitare stimoli inflazionistici, “sterilizzi” gli acquisti di debito dei paesi più in difficoltà ritirando liquidità dalle economie più forti (penalizzandone quindi la crescita) gli effetti vanno nella direzione di indebolire l’euro.
Siamo dinanzi ad una fase si profonda revisione del sistema economico mondiale, ciò ci porterà a sfide che richiederanno una adeguata diversificazione e scelte frequenti di cambio tattico di investimento. Più che mai un consulente esperto e competente potrà fare una grande differenza rispetto a scelte di conservazione del capitale, laddove la principale tipologia di investimento a rischio diventa proprio l’obbligazione governativa.
Dr Luciano Amato